martedì 14 maggio 2013

Parru cu tia, ca dici di nuautri e non sai



Parru cu tia, ca dici di nuautri e non sai


Parru cu tia, ca dici di nuautri e non sai.
Me’ su’ li manu lìmpii ca suttamittisti,
signati di fatica, caddusi, capaci di nutricàri. 
Miu lu cori ca ti desi e chi batti 
senza turbamentu; lu priziusu e 
patùtu sangu ca non cuncessi
a lu disprezzu lu so vilenu;
la vardata annijata di lacrimi amari 
ca si sazia sulu di la biddizza di Diu.
Parru cu tia, ca dici di nuautri e non sai.
Pirchì misuri ‘n populu di la dannusa
prisenza di la so gramigna, quannu c'è
lu granu duratu ca è forti e prufuma di pani, 
li matri ginirusi c’hannu spartùtu li dogghi 
di sta terra di li milli culuri, 
lu chiantu di li figghi ammazzati?
Parru cu tia, ca dici di nuautri e non sai.
Ni chiami “primitivi” pirchì sdilleggi
la nostra raffinatizza spirituali;
“tirruni” pi ripicca, pirchì avvilitu 
di l’umidu di lu to celu; “ammagaturi”, 
pirchì capaci di spalisari tanti misteri.
Semu siciliani chini d'orgogliu, è veru, 
ma non c’è stata mai circustanza unni 
‘n onestu figghiu di stu populu non ha datu 
aurusa immagini d’iddu stissu.

(Alessio Patti – Catania, 12 maggio 2013)


Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.


Parlo con te, che dici di noi e non sai

Parlo con te, che dici di noi e non sai.
Mie sono le mani integre che hai sottomesso,
marcate di fatica, callose, capaci di nutrire. 
Mio il cuore che ti ho donato e che batte 
senza turbamento; il prezioso e
sofferto sangue che non ha concesso 
al disprezzo il suo veleno; 
lo sguardo naufragato di lacrime amare 
che si sazia soltanto della bellezza di Dio.
Parlo con te, che dici di noi e non sai.
Perché misuri un popolo dall’infestante
presenza della sua gramigna, quando c'è
il grano dorato che è forte e profuma di pane,
le madri feconde che hanno condiviso le doglie 
di questa terra dai mille colori, 
il pianto dei figli uccisi?
Parlo con te, che dici di noi e non sai.
Ci chiami “primitivi” perché aborri
la nostra raffinatezza spirituale;
“terroni” per ripicca, perché avvilito 
dall’umido del tuo cielo; “maghi”, 
perché capaci di sciogliere molti enigmi.
Siamo siciliani colmi d'orgoglio, è vero, 
ma non v’è stata circostanza nella quale 
un retto figlio di questo popolo
non abbia dato affabile immagine di sé.

(Alessio Patti – Catania, 12 maggio 2013)

7 commenti:

  1. Bellissimo e accorato appello di Alessio a un parlare inutile e dannoso, parlare per fare del male sensza sapere dal profondo o conoscendo e volutamente ignorando per fare solo del male e disprezzo.
    Mi piace in modo spropositato questa difesa ! il vibrare intenso delle corde vocali ha colmato di una musicalità dolce e lenta, il contenute di queste straordinarie parole.

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  2. Grazie Marcello! Il grido di giustizia... continua!

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  3. Poeta dell'anima, della gente, della Sicilia, poeta della tua terra tanta amata, lirica di spessore, nella tua voce accorata c'è l'urlo, il lamento il dolore, lo strazio patito nei secoli, voce che fa commuovere anche le pietre, grande commozione, un video eccezionale per testo grafica e recitazione e bellissima scelta musicale che accompagna i versi, come il lamento doloroso delle donne della sicilia che con dignità accompaganno i loro uomini fino alla fine. Bellissima Alessio estasiata per l'arte e commossa profondamente per la tematica. Un abbraccio

    Albuzza

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    1. Grazie Albuzza! So che tu, come donna del sud, conosci "a pelle" il grido di questa denuncia poetica e puoi sentirlo nell'animo così come io lo sento. Grazie della tua partecipazione sempre sincera e attiva.

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  4. ''...la vardata annijata di lacrimi
    amari ca si sazia sulu di la
    biddizza di Diu...
    ...Pirchì misuri 'n populu di la dannusa
    prisenza di la so gramigna, quannu c'è
    lu granu duratu ca è forti e prufuma di pani,
    li matri ginirusi c'hannu spartùtu li dogghi
    di sta terra di li milli culuri,
    lu chiantu di li figghi ammazzati?
    Parru cu tia, ca dici di nuautri e non sai....''
    ''nella Lingua Madre delle genti''... dalla penna e nella voce del Poeta amato da Dio e da noi! Bravissimo Alessio! Vi ammiro con immensa tenerezza, carissimi ''terroni'' coraggiosi...!!! Grazie carissimo fratuzzu!!! Abbracci!
    MM

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  5. Grazie "MM".

    Il grido di giustizia non si fermerà mai fino a che ci sarà un solo uomo in stato di bisogno, colpito dalla forza di chi ha conoscenza di potere e non conosce la fraternità.
    Il sud c'entra fino a un certo punto, se vogliamo, vale sicuramente il principio dell'uguaglianza per ogni uomo d'ogni luogo: la dignità non ha certo regionalizzazione.
    Più volte ho spiegato cosa significa "Terrone" per noi siciliani. Certamente non ciò che credono certi razzisti: nullità, pecorai, ignoranti, "minim", ma cittadini della terra, del colore azzurro del cielo, delle acque fresche, dei campi indorati di grano, dei giardini colmi di arance e limoni. Di questo tipo di terra, noi terroni, siamo cittadini. E dalla terra del sole e del mare son nati i migliori cittadini del mondo, i grandi di ogni tempo.
    La gramigna esiste in ogni campo. Ognuno pensi ad estirpare la propria. Non tutti però hanno la forza di resistere in amore e sentimento per millenni sottoposti al giogo della prepotenza e della non umanità degli invasori. Di questa forza il sud è l'unico protagonista.

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  6. Bellissima risposta, ed è vero: "La gramigna esiste in ogni campo. Ognuno pensi ad estirpare la propria. Non tutti però hanno la forza di resistere in amore e sentimento per millenni sottoposti al giogo della prepotenza e della non umanità degli invasori. Di questa forza il sud è l'unico protagonista." Grazie ancora!
    MM

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